Chi rientra nella capitale, ora che le restrizioni sono allentate ma i controlli restano, deve riempire un formulario con luogo di provenienza, luogo di residenza, impegnarsi a non uscire per 14 giorni, comunicare su richiesta la temperatura. Questo a Pechino vale per stranieri e cinesi, non ci sono discriminazioni, perché la Cina sa bene che quando l'epidemia sarà sconfitta avrà nuovamente bisogno di imprenditori, tecnici, docenti del mondo globalizzato. A Wuhan da più di un mese la popolazione non può uscire da casa: la spesa alimentare si fa con ordini online e le autorità hanno organizzato un sistema di consegna ai cancelli dei comprensori residenziali, per limitare al massimo i contatti. Niente file e niente spese esagerate ai supermercati. Noi, tra polemiche e incongruenze, ci stiamo incamminando sul modello cinese. Che forse laggiù, dove tutto è cominciato, sta funzionando sul fronte del contenimento dell'epidemia. Oggi, per il secondo giorno consecutivo, non sono registrati nuovi casi di contagio trasmesso internamente in Cina al di fuori di Wuhan, il ground zero del Coronavirus: 36 infetti (su 11 milioni di abitanti).
Tutti i residenti in Cina devono installare un'app e registrare le proprie informazioni sanitarie personali; l'app genera un codice QR che può essere rosso, giallo o verde, per indicare la presenza certa, probabile o l'assenza di infezione. Più morti di quelli annunciati: la Cina nasconde i veri numeri? Il 19 marzo il MIIT (Ministero cinese dell'industria e della tecnologia) ha pubblicato i dati del numero di utenti telefonici in ciascuna provincia relativi al mese di febbraio. Rispetto all'ultimo annuncio fatto a dicembre si è registrato un drastico calo di utenze sia fisse che mobile. Nel dettaglio il numero di utenti di telefoni cellulari è diminuito da 1. 600957 miliardi a 1. 579927 miliardi, con un calo di 21, 03 milioni. Le utenze di telefonia fissa sono diminuite da 190, 83 milioni a 189, 99 milioni, con un calo di 840. 000. Nello stesso periodo dell'anno precedente c'era stato un aumento di oltre 6. 600 milioni. Stando a quanto riportato dai principali gestori telefonici cinesi (China Mobile, China Telecom e China Unicom), tutti e tre hanno accusato grosse perdite nel 2020.
Il filmato sembrava mostrare cittadini italiani che dicevano "Grazie Cina", ma in realtà poi si è scoperto che stavano ringraziando i loro sanitari. I diplomatici della Repubblica popolare e i media statali hanno cambiato il contesto del video per favorire Pechino e lo hanno diffuso ampiamente. Questo è un esempio di come gli account legati alla Russia amplificano la narrativa cinese». Il finto filmato in cui i cittadini italiani dicono "Grazie Cina" La Stampa ha chiesto al dipartimento di Stato di approfondire i dettagli di questa campagna congiunta, e un'autorevole fonte ci ha risposto così: «Diffondere la disinformazione sul Covid-19 segue una nota tattica russa di capitalizzare sull'incertezza che la paura della pandemia genera. La narrativa cinese più comune, rilanciata da Mosca, riguarda gli aiuti forniti all'Italia, e la pretesa che Pechino sia il principale alleato di Roma contro il Covid-19. Il GEC ha analizzato i tweet provenienti da 18 account legati alla Russia, all'interno della conversazione su Twitter in Italia.
Il New York Times ha fatto un lavoro video formidabile e ha montato tweet e filmati dai media governativi cinesi e dagli account dei diplomatici di Pechino e analizzato cosa dice la Cina al mondo della pandemia prodotta dal nuovo coronavirus. [THREAD] Our latest @nytimes video: what is China telling the world about the Covid-19 pandemic? We took a deep dive into thousands of tweets from China's state media and diplomats' accounts, and analyzed them to provide some clarity. Our findings? — Muyi Xiao (@muyixiao) March 18, 2020 La propaganda revisionista con cui la Cina sta cercando di riscrivere la storia della crisi è ormai un genere letterario, con tanto di filoni: c'è la linea soft e più sofisticata usata per esempio nel caso del supporto all'Italia, c'è quella più aggressiva messa in campo contro gli Stati Uniti, c'è il sottogenere tecnico del contenimento della diffusione di pensieri critici come censura interna, per esempio. Un'operazione che negli anni ha visto Pechino investire miliardi in attività di pr in giro per il mondo con cui costruire l'immagine del Paese, il cui motore gira adesso – in fase di emergenza – a massimo regime.
La possibilità è realistica, date le scarse misure di sicurezza poste in atto sia dai francesi che dai cinesi quando venne realizzato il laboratorio. Se ne parlava già anni fa. Per dice che sia vero, ci vorrebbero però delle prove o quantomeno persone che vi lavoravano disponibili a testimoniare a sostegno della tesi di Trump. Trump dice di avere prove consistenti; allora perché non le tira fuori? Pubblicità Una cosa è sostenere di avere prove, un'altra tirarle fuori. A vantaggio di Trump c'è il fatto che la Cina non ha mai permesso un'ispezione internazionale nei suoi laboratori, così come il fatto che i giornalisti americani siano stati subito espulsi, mentre quelli cinesi che hanno rivelato qualcosa sono stati messi in carcere o zittiti. La Cina, poi, gode di un grande sostegno internazionale. Si dice che la stessa Oms sia sul suo libro paga. È così? L'Oms è stata comprata dalla Cina, che ha dato prima 20 milioni di dollari e 30 adesso. Basta vedere il suo segretario per capire che è amico di Pechino.
Comunque, senza prove chiare, è difficile che la contesa si risolva con una vittoria degli Usa. Si sono mosse anche diverse associazioni di avvocati che chiedono danni miliardari per la diffusione del virus. Quante chance hanno di spuntarla? Pubblicità Zero. Esiste l'immunità di uno Stato sovrano, che non risponde per incidenti che provoca a meno che non siano previste sanzioni negli accordi internazionali come quelli che esistono sul nucleare. L'accordo di Stoccolma dice che chi trasporta materiale nucleare e provoca una contaminazione deve pagare i danni. Ci vorrebbe un accordo internazionale del genere, che però non c'è. Agenzie americane hanno raccolto molti documenti che sostengono che dietro al virus ci siano interessi economici cinesi… Non direi. I cinesi hanno combinato un pasticcio, hanno fatto una campagna di disinformazione molto attiva, come attribuire il virus ai soldati americani. Però la Cina ha già ripreso l'attività economica mentre l'Occidente è fermo. Il problema non è tanto la produzione, ma la domanda.
Lei non controlla solo i suoi cittadini, ma li mette in pericolo, e con loro, il resto del mondo. Secondo, la sorveglianza è una violazione della libertà. E una nazione che non è libera non può essere creativa, e una nazione che non è innovativa, non inventa nulla. Ecco perché ha trasformato la Cina nel più grande esperimento di furto di proprietà intellettuale. La Cina si arricchisce con le invenzioni degli altri, invece che con le sue invenzioni. La cosa più grande che avete esportato, e che comunque nessuno voleva, è il Coronavirus". Terzo: lei, il suo governo e i vostri scienziati sapevate da tempo che il Coronavirus fosse altamente infettivo, ma avete lasciato il resto del mondo all'oscuro. I suoi esperti non hanno saputo rispondere, quando i ricercatori occidentali chiedevano cosa stesse accadendo a Wuhan, era troppo orgoglioso e nazionalista per ammettere la verità. Pensava si trattasse di una disgrazia nazionale e invece si è trasformata in un disastro globale. Quarto: il Washington Post riporta che i vostri laboratori a Wuhan hanno fatto ricerche sui Coronavirus nei pipistrelli, ma senza mantenere i livelli di sicurezza elevati che sarebbero necessari.