L'Uruguay ha delle bocche da fuoco non indifferenti come Suarez, Cavani e Forlan, che causeranno sicuramente problemi ai propri avversari. La nazionale uruguaiana ha vinto la Coppa del Mondo due volte nella sua storia, l'ultima volta addirittura nel 1950; staranno certamente pensando che un'altra vittoria è necessaria e manca da troppo tempo. Uruguay: i punti di forza Luis Suarez, il noto attaccante del Liverpool, è uno dei più forti giocatori al mondo ed è stato il capocannoniere della Premier League la scorsa stagione. Anche Cavani, l'ex napoletano, ha raggiunto alti livelli al PSG. A questi due, aggiungiamo l'esperienza di Diego Forlán ed è chiaro che insieme compongono un trio d'attacco fenomenale. L'Uruguay ha lo stile e l'eleganza tipici di una squadra del Sud America e gioca con passione e voglia di vincere. Uruguay: i dubbi Il centrocampo della nazionale uruguaiana potrebbe non essere all'altezza della situazione a causa di mancanza di giocatori di qualità in questi ruoli. L'Uruguay può vincere i Mondiali?
Tra i valori aggiunti dell'Uruguay di Godin, Suarez e Cavani bisogna necessariamente considerare Oscar Washington Tabarez e la sua malattia. Come sempre la sofferenza nello sport trova una combinazione magica per elevarsi a evento esemplare, per trasformarsi in storia da raccontare e condividere. Tabarez in panchina ha sempre al suo fianco questa malattia degenerativa che gli ha imposto una stampella, limitato i movimenti, scavato il volto e l'espressione. Vederlo ogni volta arrancare fuori dalla panchina zoppicante e affaticato, equivale a condividere un pathos che è simile a quello che la stessa partita suggerisce. Per qualche misterioso motivo, indagato da anni di letteratura sportiva e da penne sopraffine, questa sofferenza umana trova una sublimazione universalmente riconoscibile e riconosciuta proprio grazie al racconto di una gara del Mondiale, dove il volo di Cavani per colpire il pallone e spedirlo in gol ha la stessa dignità emozionale del passo incerto e delle smorfie di dolore del ct della Celeste.
Fortunato nel girone eliminatorio, dove incontra Bolivia, Turchia e Scozia (le ultime due vengono addirittura escluse riducendo il girone ad una gara unica), batte la Bolivia nella partita qualificazione con il risultato inequivocabile di 8-0. Incontra poi Spagna, Svezia e Spagna. Dopo aver battuto nettamente le ultime due, incontra il favoritissimo Brasile con l'obbligo di vincere per scavalcarla in classifica: l'impresa sembra impossibile ma inaspettatamente l'Uruguay pareggia il vantaggio iniziale brasiliano con Schiaffino, poi Ghiggia segna il gol del vantaggio. Il Brasile, riversatosi in attacco, non riesce però a pareggiare quello che dai brasiliani verrà ricordato come il "disastro del Maracanà". Dopo anni di declino la nazionale celeste si è ripresa negli anni'80 con le vittorie in Coppa America, per poi ricadere in disgrazia fino alla Coppa America del '95. Ha, inoltre, conquistato il quarto posto nella rassegna continentale sudafricana, si è laureata campione sudamericana un anno più tardi e ha spaventato non poco gli azzurri nella finale per il terzo posto della Confederations Cup del 2013.
Le altre squadre avevano preferito prendere l'aereo, ma la federazione italiana aveva appena perso gran parte dei titolari nel disastro di Superga, e non se la sentiva di rischiare. Il transatlantico si era rivelato un pessimo ambiente per un ritiro: tutti i palloni dopo qualche giorno erano finiti nell'oceano. Inseriti in un girone a tre con Svezia e Paraguay, perdemmo con la prima che pareggiò col secondo, e a quel punto eravamo già fuori: vincemmo comunque col Paraguay ed eravamo già pronti a re-imbarcarci. A quel punto non restava che tifare Uruguay, una delle nazioni più italiane del mondo. Italiani erano i cognomi dei titolari più titolati: Ghiggia, Schiaffino. Entrambi avrebbero qualche anno più tardi indossato la maglia della nostra nazionale. Il capitano, Obdulio Varela, prima della partita invoca addirittura un santo italiano, Cono da Diano. Promette, in cambio della vittoria, di compiere un pellegrinaggio a piedi da Montevideo al santuario di San Cono a Florida, ridente cittadina dell'Uruguay.