Ma gli faceva difetto nel modo più grave la fermezza del volere. Questa sua caratteristica spiega la sua condotta nel massacro della notte di S. Bartolomeo: quando, pur affezionato al Coligny ed eccitato, nel suo orgoglio, dal piano grandioso di politica estera che il capo ugonotto gli suggeriva, si lascia convincere dalla madre Caterina e da alcuni suoi fidi, e dà il suo consenso al massacro già preordinato. Si disse poi che anch'egli, nella tragica notte del 24 agosto, sparasse dal Louvre sui gentiluomini protestanti che fuggivano. Da allora il suo declino morale e fisico fu rapido. Morì a Vincennes, il 30 maggio 1574. Aveva scritto anche un Traité de la chasse royale (1625; n. ed., a cura di H. Chevreul, Parigi, 1859). (V. tav. XIII). Bibl. : A. Desjardins, Charles IX. Deux années de règne, 1570-72, Douai 1874; De La Ferrière, Le XVI e siècle et les Valois, Parigi 1879; H. Mariéjol, Catherine de Médicis, 2ª ed., Parigi 1920; P. van Dyke, Catherine de Médicis, voll. 2, New York 1922.
Fino ad allora la tradizione voleva che l'omaggio consistesse in una camelia che gli uomini indossavano sulla loro redingote. Félix Mayol si presentò sulla scena col mughetto sulla lunga giacca e fu un successo. La tradizione, inoltre, della libera vendita sulle strade dei mughetti è fatta risalire a Claude-François de Payan, amico di Robespierre. Come sempre, tanti spunti per una tradizione radicata in Francia e molto sentita. Comunque sia, anche da confinati in casa: Buon Primo Maggio e Buona festa dei Lavoratori!
Richiamò alla corte francese un gran numero di intellettuali e artisti italiani, ed è molto probabile che la commissione di strumenti fatta ad Andrea Amati nel periodo 1564-1574 provenisse proprio da Caterina de' Medici. Nel 1570 si celebrò il matrimonio di Carlo IX con Elisabetta d'Austria, ed è probabile che l'ordinazione degli strumenti per l'orchestra servisse proprio per celebrare questa unione. Prima di proseguire merita però approfondire la figura di Andrea Amati. Nato a Cremona nel 1505/1510 egli è stato il capostipite di una famiglia di liutai che ha visto nascere Nicola Amati (nipote di Andrea), il maestro di Antonio Stradivari e Andrea Guarneri. Andrea Amati è considerato l'origine della liuteria Cremonese nel XVI secolo. Non è ben chiaro come Andrea Amati si fosse avvicinato alla liuteria. Alcuni ritengono che abbia imparato la costruzione dei liuti nella bottega di Giovanni Leonardo Martinengo. Costui è il primo liutaio attivo a Cremona nel secondo e terzo decennio del XVI secolo, di cui si abbiano documenti storici.
re di Francia (Saint-Germain-en-Laye 1550-Vincennes 1574). Figlio di Enrico II e di Caterina de' Medici, salì al trono nel 1560 alla morte del fratello Francesco II. Durante il suo regno, svoltosi per dieci anni praticamente sotto la tutela della madre, si verificarono eventi notevoli, dal massacro di Vassy (1º marzo 1562), in cui perirono 23 protestanti e ne furono feriti più di cento, alla guerra di religione che doveva protrarsi oltre la sua morte. L'8 agosto 1570 l'editto di Saint-Germain-en-Laye fu il primo tentativo da parte del re di pacificare la Francia, assumendo in modo più diretto il potere. Seguì però il massacro della notte di San Bartolomeo (24 agosto 1572), che causò nuove tremende guerre di religione. Sembra che il rimorso per la responsabilità che aveva avuto nella strage abbia minato la salute di Carlo. Dal suo matrimonio con Elisabetta di Austria (1570) non ebbe che una figlia, per cui la corona passò al fratello Enrico III.
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per g 0, 85 ca. ) Gli Aragona – invece – appongono le loro insegne sulle monete della città nel periodo 1442-1458 (con i bolognini di Alfonso I) e, infine, con gli stessi nominali per Ferdinando I (1458-1494) abbinati a dei carlini di stile classico. Periodo turbolento, la seconda metà del '400 per il Meridione tanto che papa Innocenzo VIII, in contrasto con Ferdinando I di Napoli a causa del mancato pagamento di quest'ultimo delle quote papali, aveva scomunicato il re con una bolla dell'11 settembre 1489, offrendo il Regno al francese Carlo VIII. Carlino di Ferdinando I d'Aragona per Sulmona (1458-1494) al tipo classico (Ag, mm 28 ca. per g 3, 65 ca. ) Entra in scena Carlo VIII di Francia Costui, dal punto di vista dinastico, vantava attraverso la nonna paterna, Maria d'Angiò (1404-1463), un lontano diritto ereditario alla corona del Regno di Napoli. Fu così che Carlo indirizzò le risorse della Francia verso la conquista di quel reame, incoraggiato da Ludovico Il Moro (che ancora non era duca di Milano ma ne era solo reggente) e sollecitato dai suoi consiglieri, Guillaume Briçonnet e de Vers.
Biografia • Il tramonto dell'Ancien Régime Carlo, conte di Artois, nasce a Versailles il 9 ottobre 1757 da Luigi Ferdinando, Delfino di Francia in quanto figlio del re Luigi XV, e da Maria Giuseppina di Sassonia. Fratello di due re di Francia, Luigi XVI e Luigi XVIII, nel 1773 sposa Maria Teresa di Savoia, figlia del re di Sardegna Vittorio Amedeo III e di Maria Antonietta di Borbone-Spagna, nonché sorella di Maria Giuseppina Luisa, moglie del citato Luigi XVIII. Capo della fazione aristocratica (Ultras), allo scoppio della rivoluzione francese del 1789 è costretto a lasciare la Francia per rientrarvi con gli alleati nel 1814, quando la restaurazione borbonica rimette sul trono Luigi XVIII. Succede al fratello e sale al trono nel 1824 e per l'incoronazione, avvenuta a Reims, esige il pomposo cerimoniale dell'Ancien Regime. Questo primo episodio è un po' il suo manifesto politico, perché la dice lunga sul radicamento di Carlo X su posizioni reazionarie ed infatti si lancia subito in un'opera di restaurazione del regime assolutistico che determina un allargamento ed un'accentuazione dell'opposizione al regime borbonico.
Ma torniamo agli strumenti commissionati da Carlo IX. Se pensiamo anche alla commissione fatta ad Antonio Stradivari, più di un secolo dopo, nel 1690, sempre da parte dei Medici per il famoso quintetto, è singolare riflettere su come questi artigiani accettassero sovente incarichi dalle corti più importanti e potenti, ma senza entrare a far parte di quel sistema nobile, molto diverso dalle loro umili vite di artigiani. Insomma, c'era un interesse economico ma l'artigiano liutaio rimaneva sempre distaccato da questo stile di vita. Per gli artisti o intellettuali di corte la situazione talvolta era diverso, divenendo proprio dei dipendenti delle corti dei nobili. In totale gli strumenti ordinati ad Andrea Amati erano trentotto (12 violini piccoli, 12 violini grandi, 6 tenori e 8 bassi), ma si parla anche di 24 o 26 secondo altre fonti. Dovevano essere splendidi, dovevano simboleggiare la magnificenza e lo splendore della corte. Quelli giunti a noi hanno ancora tracce delle ricche decorazioni a foglia d'oro che li ricoprivano, raffiguranti gli emblemi della casa reale e della famiglia dei Medici.