Leggi di Gaia la libraia Vuoi ricevere un'email sui tuoi prodotti preferiti? Chiedi a Gaia, la tua assistente personale Ne ho letto per ora solo un assaggio, ma è notevole considerare che è stato scritto negli anni '60: per come me li immagino io, gli anni '60, erano davvero avanti, questi studiosi dei mass media ed osservatori dei cambiamenti sociologici. Per altre cose invece appare estremamente datato (riferimenti, per quanto tangenziali, al marxismo, suonano preistorici al giorno d'oggi), ma comunque la scrittura di Eco è veramente un'altra cosa. Ed è bello, di tanto in tanto, cimentarsi con qualcosa di più complesso, e anche più significativo. Libro consigliato come divulgazione storico-culturale. Saggio interessantissimo ancora molto attuale pur essendo stato scritto ormai diversi anni fa Nonostante lo stesso Eco affermi che "su questi argomenti ogni mattina ci si sveglia e le cose sono cambiate" le grandi linee tracciate in "Apocalittici e integrati" risultano ancora oggi, quasi mezzo secolo dopo, illuminanti.
È un cammino verso la comunicabilità, o un declino inarrestabile verso l'incomunicabilità (tralasciando la mera comunicazione formale)? La domanda rimane aperta. Sicuramente, nel gioco di oscillazione tra l'una e l'altra strada (forse non così lontane come sembra) un ruolo importante lo può e lo deve giocare la letteratura. Giustamente Eco la definisce un "potere immateriale", dal momento che la fruizione di ciò che chiamiamo letteratura (romanzi, poesie…) non presenta un risvolto concreto, immediatamente percepibile, ma contribuisce alla formazione della nostra coscienza e della nostra mente, anche dal punto di vista linguistico. Per questo, se il rischio di una lingua privata della sua valenza comunicativa è sempre presente, la valorizzazione della letteratura può costituire un valido antidoto ad esso, trasmettendo la bellezza di un linguaggio che non si accontenta di galleggiare nelle paludi della mera comunicazione di servizio, ma accetta il combattimento con la realtà, la abbraccia, la valorizza e tenta di penetrarne a fondo il significato restituendolo, per come possibile, a chi legge.
Ogni interpretazione è potenzialmente illimitata e va intesa come una forma di esecuzione. L'opera rivive una nuova prospettiva attraverso la comunicazione con il fruitore, assume una terza cornice. Pousseur li chiamava "atti di libertà cosciente", concettualmente riproducibili nella nostra mente in qualsiasi altra forma, liberi di muoversi. Un pensiero che sembra calzare con la metafora letteraria di Eco e con ciò che succede anche in Joyce (in Ulysses e Finnegans Wake), nella musica seriale e nella pittura informale: l'arte diventa un dialogo indeterminato, destrutturato. Deleuze e Guattari la definirono più tardi deterritorializzazione: simboli e concetti mossi puramente dall'ingegno della destrutturazione simbolica, che nel loro trait d'union portano a compimento un risultato concretamente vero, spoglio di canonicità. La musica elettroacustica suscita questo sin dagli inizi: la polivalenza del messaggio estetico, più che della forma in sé, non è lontano da quanto avevano sperimentato nel Romanticismo tedesco Beethoven, Mozart, Haydn e da quanto continuarono su questi rimandi Liszt e Berlioz poco più avanti.
Nel 1975 viene nominato professore di Semiotica all'Università di Bologna, dove... Approfondisci Note legali
( Continua) 4) SUI RISCHI DEI BOMBARDAMENTI INFORMATIVI La quantità di messaggi che passa attraverso la Rete può generare una sorta di censura per eccesso di rumore, senza consentire alla gente di capire quello che si legge e selezionare tra i milioni di informazioni reperibili in rete. Eco, in questa Bustina, parte da un aneddoto: la storia, riferitagli da alcuni suoi colleghi dell'Università di Bologna, di uno studente che durante un esame attribuì la responsabilità della strage della stazione del 1980 ai bersaglieri. Mi hanno riferito dei colleghi che a un esame del triennio, essendo caduto il discorso non so come e perché sulla strage alla stazione di Bologna, di fronte al sospetto che l'esaminando non sapesse neppure di cosa si stesse parlando, gli era stato domandato se ricordava a chi fosse stata attribuita. E lui aveva risposto: ai bersaglieri. ( Continua) 5) I MILIZIANI DELL'ISIS SONO I NUOVI NAZISTI Anziché scrivere una Bustina, dopo gli attentati islamisti contro il settimanale satirico Charlie Hebdo, Umberto Eco ha concesso un'intervista al Corsera dove definiva l'Isis il nuovo nazismo e ripercorreva i ricordi di quando era bambino, sotto i bombardamenti alleati.
Gianni Coscia, suo compagno di liceo e fra i più importanti fisarmonicisti jazz in Italia, ci offre una testimonianza inedita dell'amico musicista e musicofilo, dalle feste a Monte Cerignone in cui Eco – padrone di casa – lo spronava a suonare Caravan nello stile più lontano possibile da Duke Ellington per 'vedere l'effetto che fa', alle gustose presentazioni dei suoi numerosi album per la ECM.