Anna Ippolito Il ritratto e il nome di Bruno Munari indelebilmente legati ad un foglio di carta millimetrata, per commemorare lo spirito di scoperta e la capacità progettuale di un uomo che ha saputo liberare il proprio pensiero facendolo volare in alto, così da avere un punto di vista più ampio, in costante ascesa. Luciana Bizzozzero Giocare con l'immaginazione ci fa trovare in ogni forma un milione di possibilità, e in ogni possibilità, un milione di forme. Duncan Connell Protagonista assoluta di questa GIF è la scimmietta Zizì, che si nasconde mentre Bruno la cerca in casa. Quando viene scoperta mentre volteggia su una Forchetta parlante a mo' di liana, si scontra e inventa, suo malgrado, la Poltrona scomoda. Il modello di Zizì è stato realizzato in plastilina e animato in digitale, insieme con l'ambiente e la poltrona. Elena Iacovazzi Attraverso dei segni Munari ha creato innumerevoli volti. Un confine tra ciò che si vede e non si vede, l'immagine continua ad esistere anche se nascosta.
Le linee circolari e concentriche delle barchette, infatti, non disegnano solamente nuove, e fantastiche traiettorie intorno alle terre emerse, ma sottolineano i flussi delle correnti, i loro campi magnetici, in una sorta d'immaginaria geomanzia, che riconfigura il mappamondo secondo criteri illogici, ma altamente lirici e suggestivi. La suggestione è, di fatto, un elemento centrale del linguaggio di Gusmaroli, che usa la luce in senso squisitamente pittorico, sfruttando al massimo le sfumature d'ombra prodotte dalle barche, talora giocando sul contrasto texturale tra materiali diversi, come la foglia d'oro (e d'argento) e la carta, talaltra modulando la ritmica di ogni rappresentazione con calibrati addensamenti e rarefazioni di segni. Poco importa se quei segni sono tridimensionali e hanno la forma di minuscoli natanti di carta. Quel che conta è piuttosto il risultato estetico, ma anche metaforico, di questi lavori, che si prestano a innumerevoli possibilità di lettura. C'è, infatti, chi rileva soprattutto l'aspetto ironico della ricerca di Gusmaroli, la sua tendenza a cambiare il significato degli oggetti con quei lievi scarti cui accennavamo sopra.
Asili e scuole dove il bambino impara a crescere; molto bello il bosco dove si possono aggiungere foglie o tronchi d'albero con una molletta e dove sembra di udire le voci e gli odori del bosco. Si torna alla spensieratezza e al gioco. Particolare emozione alla stanza al buio dove riaffiora il nostro io più nascosto. Il buio è una cosa che non si riesce a vedere e quindi qui, al Museo Omero, si capisce cosa sia veramente essenziale. Ha ragione Antoine de Saint-Exupéry quando scrive che l'essenziale è invisibile agli occhi. Poi si torna a casa a fare le proprie cose e si porta a casa anche la bellezza. Audiointervista di Loredana Cinti a Silvana Sperati, presidente associazione "Bruno Munari " Info: Museo Omero La Mole Didascalia dell'immagine in alto: Maria Montessori, Cubo del trinomio Bruno Munari, Tavola tattile n. 32, 1991-91 Bruno Munari, Libro illeggibile NY1 copertina Bruno Munari, Libro illeggibile NY1, interno Maria Montessori, Incastri delle Regioni d'Italia Maria Montessori, Cassettiera delle figure piane
L'esposizione offre dunque l'opportunità per un'ampia e complessa riflessione incontrando il pensiero e i materiali di Maria Montessori e le idee e i lavori originali di Bruno Munari. L'allestimento, a cura di Fabio Fornasari, ha come filo conduttore il tatto, al quale sono ispirati i nuclei tematici che scandiscono il percorso: le forme, i materiali, la pelle delle cose, manipolare e costruire, alfabeti e narrazioni tattili. L'obiettivo dell'iniziativa è promuovere per tutti, nessuno escluso, una significativa esperienza della tattilità dal punto di vista artistico ed estetico.
Durante il periodo della mostra, con la partecipazione di esperti, saranno organizzati laboratori didattici per le scuole e le famiglie secondo il metodo Bruno Munari e il modello montessoriano nonché workshop e giornate di formazione rivolti ai docenti, educatori ed operatori museali. Maggiori info:
Bruno Munari Arte La biografia di Bruno Munari Le opere di Bruno Munari Milano - Rotonda di via Besana Dal 25 ottobre 2007 al 10 febbraio 2008 >Nel centenario della nascita Milano ricorda Bruno Munari con una grande mostra antologica Dal 25 ottobre 2007 al 10 febbraio 2008, alla Rotonda di Via Besana, 200 tra oggetti di design, progetti di grafica e comunicazione, opere d'arte, ricostruiranno le vicende di una tra le figure più importanti della cultura del XX secolo. Previsti Laboratori didattici per le scuole e le famiglie secondo il Metodo Bruno Munari ®.
Milano 1907 - 1998 A diciott'anni inizia a lavorare presso studi di grafica grazie all'aiuto dello zio ingegnere. A Milano entra in contatto con i futuristi della seconda ondata, con cui espone alla Galleria Pesaro in numerose collettive nel 1927, 1929, 1931 e 1932. partecipa, inoltre ad alcune edizioni della Biennale di Venezia (1930, 1934 e 1936), alla Quadriennale romana del 1935 e alla Triennale di Milano del 1936 e 1940. Risale al 1930 la sua prima scultura aerea che apre la strada alla celebre serie delle macchine inutili. Accanto alla attività artistica Munari prosegue il lavoro di grafica e dal 1930 al 1937 si associa con Riccardo Ricas formando lo Studio R+M. In questi anni collabora a numerose riviste tra cui "la Lettura", "Natura", "Settebello" e "L'Ufficio Moderno", illustra libri futuristi, tra cui "Il Poema del vestito di latte" di filippo Tommaso Marinetti, e progetta lavori pubblicitari per la Campari. In seguito si distacca progressivamente dal gruppo dei futuristi, mantenendo una posizione autonoma rispetto altri gruppi artistici italiani.
Chi, invece, interpreta i suoi lavori in un senso più poetico, apprezzandone il lato evocativo e fantastico. Chi, infine, ne ammira le soluzioni formali, l'eclettica varietà di cicli, che spaziano dall'intervento oggettuale alla fotografia, fino alla pittura, evidenziando la propensione nomadica dell'artista. Proprio la serie dei Vortici può essere letta come un'allegoria del viaggio, inteso come un girovagare ellittico e spiraliforme tra i meandri dell'immaginazione e della psiche. Non è un caso, infatti, che una variante dei Vortici è quella in cui le barchette di carta sono sostituite da lunghe file di pillole, che potrebbero essere interpretate come una sorta di conversione del viaggio immaginario in un trip allucinato, magari provocato dall'abuso di psicofarmaci. Eppure, la natura fondamentalmente ironica (e non drammatica) del lavoro di Gusmaroli ci fa venire il sospetto che quelle pillole, quelle compresse rosse e bianche siano piuttosto dei farmaci che producono un benefico effetto placebo.