Le scenografie più impegnative sono state invece ricostruite negli studi di Cinecittà a Roma. Dove vedere la fiction in streaming
I personaggi principali, il frate e il suo discepolo, mi hanno ricordato quelli di Sherlock Holmes e Watson. Sappiamo più delle loro capacità di ragionamento che dei loro sentimenti. Gli altri personaggi sono ancora più sfuggenti. Proprio come i protagonisti del Il nome della rosa, impariamo a conoscerli uno alla volta, da come interagiscono con Guglielmo e Adso. Ho trovato meravigliose tutte le descrizioni che hanno a che fare con la biblioteca dell'abbazia. La lettura diventa una vera e propria esperienza. Il finale, che ovviamente non svelerò, è intenso e inaspettato, mi è piaciuto molto. Alla resa dei conti questo è un romanzo che vale davvero la pena leggere. Richiede un po' di impegno ma è davvero indimenticabile. Inoltre è scritto così bene e contiene così tanti spunti su diversi campi che non può che essere considerato una pietra miliare della letteratura italiana. Concludo la recensione di questo romanzo consigliando la lettura de Il nome della rosa a chi ama i gialli, le ambientazioni storiche ed ha studiato almeno un po' di latino a scuola.
1327. Guglielmo da Baskerville, un brillante frate francescano, dovrà fare da mediatore tra la delegazione di Papa Giovanni XXII e una di dotti francescani, accusati di voler destituire il potere temporale della Chiesa in una isolata abbazia nel Nord Italia. Inaspettatamente, l'abbazia si rivela essere un luogo spaventoso, dove avvengono terribili delitti. I giorni e le notti che Guglielmo e Adso, il suo giovane allievo, passeranno in questo luogo saranno costellati di morti, fantasmi, sangue e intricati misteri. L'abbazia nasconde infatti un terribile segreto legato alla sua famosissima biblioteca. Quando però Guglielmo si troverà in procinto di svelare l'intricato enigma, ecco giungere lo spietato inquisitore domenicano Bernardo Gui, che cerca di sfruttare i delitti per distruggere l'ordine francescano. čeština Deutsch English français italiano Nederlands Norsk bokmål język polski português русский язык español Magyar suomi dansk
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Citazione «Il diavolo non è il principe della materia, il diavolo è l'arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio. Il diavolo è cupo perché sa dove va, e andando va sempre da dove è venuto. » Curiosità Umberto Eco oltre che uno scrittore, è stato un accademico, saggista, filoso e traduttore. È morto nel 2016 a causa di un tumore al pancreas. Il nome della rosa ha vinto il Premio Strega nel 1981. Nel 1999 fu selezionato dal quotidiano francese Le Monde tra i 100 libri del secolo. Nel 2009 l'inglese The Guardian l'ha inserito nella lista dei 1000 romanzi che tutti dovrebbe leggere. Dal libro è stato tratto un famoso film omonimo, con Sean Connery nel ruolo di Guglielmo da Baskerville e Christian Slater in quello di Adso. Nel 2019 è stata prodotta una serie televisiva ispirata al Nome della rosa, in 8 puntate. Esiste una versione teatrale di questo romanzo ed un adattamento radiofonico. L'ultima frase del Nome della rosa Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus vuol dire: La rosa primigenia esiste in quanto nome, noi possediamo nudi nomi.
Non si sa fino a quando Il nome della rosa sarà fruibile sia qui sia su Netflix (il cui abbonamento costa, ovviamente, a differenza del sito Rai a cui si può accedere gratuitamente semplicemente registrandosi) ma per ora esistono e rimangono i piedi entrambi i canali di visione. Il nome della rosa arriva su Netflix dopo gli ascolti deludenti in Rai Adattamento per la televisione – riveduto e corretto rispetto all'originale per riuscire a renderlo adatto a un formato da otto puntate – di un omonimo romanzo campionissimo di vendite scritto da Umberto Eco e pubblicato nel 1980, Il nome della rosa ha già anche goduto di una trasposizione cinematografica nella seconda metà degli anni 80 con Sean Connery nei panni del frate protagonista. Il formato della serie tv sembrava sulla carta ancora più adatto al tipo di storia raccontata dal libro di Eco ma il pubblico non ha risposto come ci si aspettava: dopo il dato da sei milioni e mezzo di spettatori dell'esordio, il pubblico ha presto perso interesse, facendo chiudere il serial con un record negativo di nemmeno quattro milioni.
Per quel che mi riguarda però, la parte più difficile della lettura sono state proprio le pagine dedicate alla situazione politica dell'epoca. Le vicende dell'imperatore e della Chiesa, dell'Inquisizione, delle lotte interne e delle scissioni richiedono un bell'impegno in termini di attenzione. Le conversazioni e le deduzioni del frate Guglielmo sono invece illuminanti dal punto di vista filosofico. Questo romanzo contiene delle riflessioni importanti sulla vita, la fede e l'essere umano. Non mi sono sempre trovato d'accordo, ma quel che conta è certamente la volontà dell' autore di spingere il pensiero del lettore su certi temi. Il Nome della Rosa non è una Lettura per Tutti Lo stile di Umberto Eco è secco e godibile ma bisogna avere un minimo di cultura di base per apprezzarlo. Proprio per essere coerente con l' ambientazione ed il periodo, Eco ha infatti inserito nel libro numerose frasi in latino. Nella mia edizione non c'erano note con la traduzione. Per questo se non si ha almeno un'infarinatura di questa lingua antica temo che il piacere della lettura venga parzialmente compromessa.
Sfumature che un prodotto seriale riesce a catturare meglio di un film dalla durata più limitata ma che, nell'86, incassò comunque quasi ottanta milioni nel mondo diventando un piccolo cult. La serie diretta da Giacomo Battiato, infatti, si scontra con il confronto del film di Jean- Jacques Annaud con Sean Connery nel ruolo di Guglielmo da Baskerville, qui impersonato da un John Turturro in stato di grazia che compare non solo come produttore esecutivo, ma anche come sceneggiatore. Fin dai primi minuti del primo episodio è chiara la cura meticolosa per i dettagli, per i costumi, per i dialoghi e tutti i temi tanto cari a Eco che la serie cerca di non trascurare. La lotta fra ragione e tradizione, fra conservatori e innovatori e, soprattutto, fra gli abati che custodiscono il segreto e il frate che cerca di smascherarli. Sfoglia gallery Qualche difetto c'è, la rappresentazione bidimensionale dei personaggi femminili e la fluidità di certi dialoghi come quello sulla questione del Dolcini su tutti, ma Il nome della rosa, di cui sono stati ordinati otto episodi, ha tutte le carte in regola per trasportare ancora una volta la Rai al centro dei broadcaster coraggiosi attentissimi alla fattura e all'esportazione.