A cura di Elena Villa Per offrire una migliore esperienza di navigazione, per avere statistiche sulle nostre campagne promozionali e sull'uso dei nostri servizi da parte dell'utenza, per farti visualizzare contenuti pubblicitari in linea con le tue preferenze ed esigenze, questo sito usa cookie anche di terze parti. Chi sceglie di chiudere questo banner o di proseguire nella navigazione cliccando al di fuori di esso esprime il consenso all'uso dei cookie. Per saperne di più o per modificare le tue preferenze sui cookie consulta la nostra Cookie Policy Ho preso visione
Da qui la particolare efficacia antifrattura a breve e lungo termine in tutti i siti, incluso il femore". Progressi clamorosi della ricerca. Fino a pochi anni fa, l'unico approccio terapeutico disponibile per prevenire il rischio di frattura si basava sulla riduzione del turnover osseo con farmaci antiriassorbitivi, che riducevano però anche la formazione di nuovo osso. La professoressa Brandi ha così ricordato i farmaci di nuova generazioni in grado di stimolare l'osteosintesi: "Teriparatide e Paratormone determinano una potente stimolazione della formazione ossea, seguita però da un potente aumento del riassorbimento osseo. Gli studi sulle biopsie delle pazienti trattate confermano la stimolazione della neoformazione ossea a livello trabecolare, mentre a livello corticale gli effetti non sono conclusivi e ci sono alcuni dubbi sul possibile aumento della porosità corticale". Il Ranelato di stronzio, ha aggiunto, riesce a stimolare l'osteosintesi riequilibrando il turnover osseo a favore della formazione ossea, "perché disaccoppia i due processi: aumenta la formazione ossea e contemporaneamente riduce il riassorbimento".
Positivo l'esito delle verifiche: il punteggio del dolore è diminuito da 7, 9 a 1, 3 (su una scala di 11), e anche la capacità di svolgere le normali mansioni quotidiane è migliorata, passando dal 69, 3 al 18, 8% dopo un mese dall'intervento. La tecnica sarà riservata ai malati gravi, che non rispondono alle terapie e soffrono di terribili dolori, oltre che di gravi limitazioni dell'autosufficienza. La metodica è efficace e sicura, come dimostra il fatto che non c'è stato un aumento delle fratture delle vertebre vicine a quelle sulle quali si è intervenuto né, in generale, del numero di fratture cui queste persone sono esposte. La seconda novità è di tipo normativo: grazie a un'iniziativa dell'associazione ONDA (Osservatorio Nazionale per la Salute della Donna), sostenuta da diverse parlamentari di entrambi gli schieramenti, il prossimo Parlamento dovrà pronunciarsi su una mozione che propone l'obbligo di indicare espressamente la fragilità ossea come causa di frattura al momento della dimissione dall'ospedale, precisazione oggi assente dalle schede.
Gli effetti documentati con le biopsie ossee confermano dunque che il Ranelato di stronzio ha un'efficacia osteoformatrice a livello trabecolare e anche a livello corticale. La corticale neoformata dimostra di essere costituita di osso lamellare e compatto. Uno studio head to head ha valutato l'efficacia del Ranelato di stronzio anche verso l'Alendronato, uno dei bifosfonati. Lo studio è stato condotto su pazienti trattate con i due farmaci per 2 anni ed è stata utilizzata la tecnica HR micro-CT per verificare gli effetti terapeutici sull'osso. Questi i risultati: 1) l'Alendronato ha determinato un aumento della massa ossea verso basale, ma senza un miglioramento della microarchitettura ossea (nè trasecolare, nè corticale); 2) il Ranelato di stronzio ha invece aumentato la massa ossea in modo significativo con un altrettanto significativo miglioramento della microarchitettura ossea trabecolare e corticale, sia verso basale che verso Alendronato. Anche uno studio head to head verso Teriparatide realizzato valutando le biopsie di pazienti trattate per 6 mesi, ha confermato l'efficacia del ranelato di stronzio nello stimolare la formazione ossea: Il Teriparatide ha determinato un aumento significativo dei parametri di neoformazione ossea a livello trabecolare e corticale, anche se con un aumento della porosità corticale.
L'unico SERM attualmente disponibile per la protezione nei confronti delle fratture è il raloxifene, alla dose orale giornaliera di 60 mg. Diversi studi hanno dimostrato che questo farmaco è in grado di ridurre del 34-51% il rischio di fratture vertebrali. All'ultimo Congresso Europeo sulla Menopausa di Londra sono stati presentati nuovi studi che confermano l'elevata efficacia terapeutica del raloxifene, la sua sicurezza d'uso e l'ottima aderenza (dopo 12, 24 e 36 mesi, delle 300 pazienti affette da osteoporosi post-menopausale curate con il raloxifene, rispettivamente il 96%, l'80% e il 62% ha continuato il trattamento). Il raloxifene, che si prende per bocca ed è disponibile solo su prescrizione medica, è stato già assunto da quasi 26 milioni di donne in tutto il mondo, di cui 7 milioni in Europa. Bisfosfonati La prerogativa di queste molecole è quella di inibire l'attività di riassorbimento dell'osso degli osteoclasti. I principali principi attivi appartenenti a questa classe di farmaci sono: Etidronato Alendronato: da alcuni mesi è disponibile una formulazione combinata con vitamina D che permette, almeno in parte, di ovviare all'assunzione giornaliera di calcio e vitamina D, sempre necessaria in associazione con i bisfosfonati.
Obiettivo delle terapie per l'osteoporosi è rallentare la malattia, migliorare la densità ossea ed evitare le complicazioni a essa associate, riducendo il rischio di fratture. Per raggiungere questi obiettivi è necessario adottare una strategia d'intervento globale, che comprenda sia interventi non farmacologici, improntati allo stile di vita, consigliabili a tutte le donne, sia approcci farmacologici modulabili in base all'età e al livello di rischio della singola persona. In particolare, la National Osteoporosis Foundation raccomanda di sottoporre a trattamento tutte le donne osteopeniche (cioè con riduzione della massa ossea) in post-menopausa con un rischio di frattura dell'anca a 10 anni uguale o superiore al 3%. Associati a una dieta appropriata e a un controllo del peso corporeo, i farmaci possono rallentare il riassorbimento osseo e ridurre il rischio di fratture. La terapia farmacologica comprende diverse opzioni, quali la terapia sostitutiva in menopausa con estroprogestinici, i bisfosfonati e i farmaci modulatori dei recettori selettivi per gli estrogeni (SERM), quali il raloxifene.
Con i nuovi farmaci si può vincere l'osteoporosi e nuovi studi confermano soprattutto le virtù del Ranelato: blocca la perdita di tessuto osseo e ricostruisce lo scheletro. Al via uno studio europeo coordinato dall'Italia per accertare gli effetti su pazienti appena fratturate. Una sostanza che consente all'organismo di ricostruire anche ossa svuotate dall'osteoporosi, una speranza per le donne in menopausa spesso a rischio di fratture da fragilità. La sostanza è il Ranelato di stronzio e nuovo studi bioptici condotti all'Università di Firenze ne confermano le straordinarie potenzialità anche nella ricostruzione di gravi fratture. Ne hanno dato conto gli specialisti al 9° congresso della Siommms, la Società che raggruppa i molti specialisti delle malattie dello scheletro. Il Ranelato di stronzio", ha spiegato al congresso la professoressa Brandi, "é in effetti il primo farmaco capace di stimolare la neoformazione ossea riequilibrando il turnover osseo, determinando un aumento della massa e un miglioramento della microarchitettura.
Terapia ormonale sostitutiva (TOS) È ormai assodato da diversi anni che la terapia ormonale sostitutiva (TOS) è in grado di prevenire la perdita ossea associata alla menopausa e di far aumentare la densità ossea nelle donne osteoporotiche. Lo studio Women's Health Iniziative (WHI) ha evidenziato che la TOS e la terapia con soli estrogeni riducono il rischio di fratture osteoporosi-correlate. Tuttavia, è anche necessario considerare che queste terapie, se protratte per diverso tempo, sono correlate a un più alto rischio di tumore della mammella e malattie cardiovascolari. Di conseguenza, l'uso della TOS ai più bassi dosaggi efficaci viene consigliato in casi particolari e per periodi non prolungati, per esempio nei soggetti più giovani a rischio di frattura che potrebbero sostituire la TOS con altri preparati dopo i 60 anni. SERMs (Selective Estrogens Receptors Modulators) Mimano gli effetti benefici degli estrogeni sull'osso senza stimolare i recettori degli estrogeni a livello della mammella e dell'endometrio.
Il principio attivo si chiama Romosozumab e ha un'azione diversa da tutti gli altri. Romosozumab è un anticorpo monoclonale concepito per inibire l'attività della sclerostina, ciò che consente all'anticorpo di aumentare la formazione ossea e di ridurre il riassorbimento dell'osso. Il farmaco è appena stato approvato negli Stati Uniti e probabilmente entro fine anno riceverà il via libera in Europa. La diagnosi I cambiamenti riguardano anche la diagnosi. L'apparecchiatura di ultima generazione si chiama Dexa-Moc, acronimo di densitometria ossea ed è più precisa rispetto alla tradizionale Moc. Alcuni lavori scientifici avevano però sollevato il dubbio di un rischio elevato di errori durante l'esecuzione dell'esame. Non è così. I problemi esistono se la paziente non viene posizionata bene sul lettino. Per questo negli States oggi chi la esegue deve avere un patentino. Da noi è bene rivolgersi a un centro Siommms (Società italiana dell'osteoporosi, metabolismo minerale e malattie dello scheletro).
Questa combinazione permette di migliorare l'aderenza alla terapia nel lungo termine. Ibandronato: può essere somministrato per via orale una volta al mese e con iniezione endovenosa ogni tre mesi. Risedronato: nel prossimo futuro sarà disponibile anche una formulazione mensile. Zoledronato: è da poco disponibile in ambito ospedaliero, è stata dimostrata l'efficacia con un'unica infusione endovenosa all'anno sia nella terapia dell'osteoporosi post-menopausale che nella prevenzione della rifrattura di femore. Non Bisfosfonati I principali principi attivi appartenenti a questa classe di farmaci sono: Denosumab: è un anticorpo monoclonale che blocca l'azione di stimolo del RANKL, una molecola prodotta dagli osteoblasti che stimola il reclutamento e la maturazione degli osteoclasti. Anche le modalità di somministrazione sono interessanti (due volte l'anno una iniezione sottocute) e gli effetti non appaiono inferiori ai bisfosfonati orali. Inibitori della catepsina K: contrastano la distruzione del collagene di tipo l, che costituisce la gran parte del contenuto proteico dell'osso, riducendone il riassorbimento.