000 ducati d'oro, e raggiunse l'Umbria, occupando città e castelli durante la sua discesa, Perugia si affidò a Carlo Malatesta, nominato Difenditore dei Perugini per la Santa Chiesa, lo scontro avvenne a Sant'Egidio il 12 luglio 1416, con la vittoria dei bracceschi. Nella battaglia si distinsero il giovanissimo figlio di Braccio, Oddo, e l'allievo Niccolò Piccinino, e gli episodi che la contraddistinsero vennero immortalati in una tela di Paolo città di Perugia non poté far altro che aprirgli le porte, e nominarlo Signore, ed in seguito alla conquista anche le città di Todi, Narni, Terni e Orvieto lo invocarono come loro signore, a suggellare il dominio di Braccio nel territorio dell'odierna Umbria. Braccio Fortebracci chiese quindi al neoeletto papa Martino V di concedergli il vicariato sull'Umbria, ma questi gli mandò contro Guido da Montefeltro e lo Sforza, che il Montone sconfisse puntualmente presso Spoleto. Il 14 marzo 1419 incontrò il Papa a Firenze, e trovò un accordo, che consisteva nella riconquista di Bologna.
Gli abitanti avendo già due mesi sopportato l'assedio, oppressi gravemente dalla fame e mancando di tutte le cose necessarie al vitto, volevano nondimeno sopportare tutti i pericoli della guerra che rendersi, onde fatto consiglio, ordinarono di mandare ambasciatori a Braccio, i quali dimostrandogli in quanto pericolo essi fossero, gli domandarono aiuto con qualunque condizione fosse proposta da lui e lo pregassero che con le sue genti, quanto prima potesse gli liberasse dall'assedio, promettendogli che ciò fatto si sarebbero dati in poter suo. " Braccio Fortebraccio dei Conti di Montone, cresciuto alla scuola del famoso condottiero Alberico Da Barbiano, in quel tempo stava organizzando una sua compagnia anche per vendicarsi de Perugini che avevano esiliato la sua famiglia e confiscato tutti i beni. "Braccio avendo promesso di dar loro aiuto, disse agli Ambasciatori che stessero di buona voglia, in ciò che egli infra due o tre giorni, sarebbe andato a quella volta e che gli avrebbe del tutto liberati dall'assedio o almeno vi avrebbe messo genti dentro, vettovagliando la Terra.
Braccio ha approfittato della sua posizione per estorcere ingenti somme di denaro dalle città della Romagna. Nel 1414 ha combattuto in Todi contro Sforza, che era stato assunto dal re di Napoli; nel mese di giugno è entrato a Firenze, con la quale ha firmato un patto di alleanza per 10 anni. Nel prossimo mese di agosto Ladislao morì, e Braccio liberato Bologna dopo aver ricevuto un pagamento di 180. 000 oro ducati. Egli ha quindi invaso e conquistato la maggior parte dell'Umbria, il suo obiettivo è ancora una volta l'amato Perugia. La città stessa ha dato a Carlo Malatesta. Alla battaglia di Sant'Egidio (12 luglio 1416, in seguito raffigurato in un celebre affresco di Paolo Uccello), i Bracceschi vinsero, e Perugia è stato finalmente costretti ad aprire le sue porte a Braccio da Montone. Altre città dell'Umbria, come Todi, Narni, Orvieto e Terni lo chiamarono come signore: a questo punto, Braccio da Montone era pronto a formare uno stato per se stesso nel centro Italia. Egli ha chiesto al neo-eletto papa Martino V lo chiamerai Vicario del Papa per l'Umbria, ma Martin ha risposto inviando contro di lui due eserciti sotto Guidantonio da Montefeltro, da nord, e sotto Sforza, dal Sud, ma Montone li sconfisse a Spoleto.
Nel novembre, B., dopo aver sottomesso Bologna alla Chiesa, celebrò le seconde nozze con Niccolina Varano, dalla quale ebbe nel settembre 1421 un figlio, che chiamò Carlo. Ma B. non poteva limitarsi ad essere semplice vicario della Chiesa. Martino V, temendo di essere attanagliato dall'ambizioso vicario che intendeva immischiarsi nelle lotte dei baroni nel Napoletano, si oppose a ciò con ogni forza. fu sostenuto dai Fiorentini, e l'intervento, nel reame gli procurò nuovo prestigio, mezzi finanziarî, il principato di Capua e la signoria di altri castelli che intaccavano i possedimenti della Santa Sede in Abruzzo (dicembre 1421). Si ebbe, per l'intervento dei Fiorentini, una nuova rappacificazione fra il papa e il suo vicario; per riscattare i castelli di Abruzzo, quello rinunciò a Città di Castello. Ma i sospetti dei Fiorentini contro Filippo Maria Visconti tendevano a creare condizioni di fatto assai favorevoli a B. da Montone. Gli storici sincroni concordemente ci palesano le sue aspirazioni: nec enim desperrabat Italicum sibi regnum vindicare.
Il 14 marzo 1419 ha incontrato il Papa a Firenze, ottenendo il titolo tanto atteso (comprese le signorie di Perugia, Todi, Assisi, Spello, Jesi e altri) in cambio di spodestare Anton Galeazzo Bentivoglio da Bologna. Dopo aver conquistato il secondo, poteva finalmente ritirarsi a Perugia per godere governare la città che lui e la sua famiglia avevano deposto molti anni fa. Qualche tempo dopo il Papa scomunicò Giovanna II, regina di Napoli, nominando Luigi III d'Angiò come erede alla corona al suo posto. Joan nominato re Alfonso d'Aragona come suo erede, e ha chiamato Braccio da Montone a combattere per lei. Ancora una volta si è trovato di fronte a Braccio Sforza, che era a capo dell'esercito angioino. Non c'era una battaglia aperta, anche se l'esercito di Braccio spostato in tutto l'Abruzzo. Joan gli ha dato la signoria di Teramo, e subito dopo Braccio iniziato la sua 13-mesi-lungo assedio di L'Aquila. Nel frattempo, il 3 febbraio, 1424 Braccio stato nominato Gran Conestabile del Regno e ha ricevuto i feudi di Capua e Foggia.