La tecnica ha sostituito la politica e travolto il pensiero, la cultura, l'identità e infine l'uomo. Per questo le forze populiste e sovraniste, che hanno ridato diritto di cittadinanza alle paure diffuse, vincono le elezioni e mettono in discussione i principi della democrazia liberale. La sfida per i progressisti non è esorcizzare la paura con gli slogan, ma comprenderla e affrontarla mettendo in campo un progetto per una democrazia che abbia l'obiettivo di tutelare i diritti e le libertà e di potenziare l'uomo e la società, anche attraverso l'azione di uno Stato capace di proteggere gli sconfitti e gestire le trasformazioni. Perché quella che è iniziata è una battaglia per la democrazia, e i progressisti la stanno perdendo per mancanza di visione, progetti e iniziativa politica. La Storia è tornata in Occidente. è un ritorno che spaventa, ma che al contempo può spingere nuovamente le persone a impegnarsi. Questo libro ricostruisce le ragioni della caduta dell'Occidente, analizza la consistenza delle paure globali e propone una visione e un progetto per affrontarle.
Da leggere, per riflettere. Una lettura a 360` di ciò che è accaduto e qualche idea per il futuro L'autore Carlo Calenda sostiene che dopo la caduta del muro di Berlino, le classi politiche dirigenti dei paesi dell'occidente hanno sostanzialmente fallito non avendo saputo governare la globalizzazione del mondo, diventato multipolare. Le opportunità di sviluppo economico si sono allargate ad alcuni paesi emergenti senza però che allo sviluppo economico vi abbia corrisposto un contestuale sviluppo dei valori della democrazia liberale ma, al contrario, hanno esportando verso i paesi dell'Occidente le diseguaglianze insite nei sistemi arretrati di quei sistemi economici e politici. In Italia, sofferente per la pluridecennale incapacità di attuare riforme strutturali, le classi dirigenti si sono dimostrate inadeguate e non hanno saputo frenare lo strapotere della finanza predatrice finendo per alimentare l'affermarsi del populismo inteso nel senso deteriore del termine. L'autore propone la sua ricetta per un new-deal economico e culturale, unica strada, lunga e faticosa, per uscire dall'arretratezza economica verso cui l'Italia sta scivolando inesorabilmente e dall'imbarbarimento culturale e sociale che sta accompagnando questa deriva.
Video Recensioni d'autore I passaggi chiave dei suoi anni da ministro dello Sviluppo, ma in una cornice più ampia: quella dell'impatto anche sociale e psicologico delle trasformazioni dell'economia... Federico Fubini, Il Corriere della Sera Vie d'uscita per l'occidente malato che si rifugia nel sovranismo e per le illusioni e la crisi dei partiti progressisti. red., Il Foglio Il nuovo pensiero politico oltre le paure. Nando Santonastaso, Il Mattino Fin dal titolo, Orizzonti selvaggi, fissa confini e soluzioni del problema in un far west in cui ogni colpo può risultare fatale. Malcolm Pagani, Vanity Fair Leggi altro >> Leggi meno << Conosci l'autore Carlo Calenda Carlo Calenda è stato viceministro dello Sviluppo economico con delega al commercio internazionale, Rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea e da marzo 2016 ministro dello Sviluppo economico, prima con il governo Renzi e poi con il governo Gentiloni. Ha presieduto il consiglio del commercio dell'Ue, di cui è stato membro per cinque anni, durante il semestre di presidenza italiana, e i G7 Energia e Innovazione.
Se non si governa la paura, prima di tutto non negandola, si rischia di perdere la posta in gioco, che è alta: la democrazia liberale. Riformare la democrazia o perderla. Il punto forte dell'analisi di Calenda risiede in due leitmotiv. Uno è osservare dove idee e pratiche e istituzioni buone a priori abbiano prodotto, lasciate a se stesse nella convinzione che una volta innescate non potevano che produrre risultati virtuosi, effetti negativi che a loro volta hanno provocato il rigetto delle idee – positive – che stavano a monte. Un esempio è il welfare statale che ha determinato l'eccesso di statalismo e l'idea che ai diritti non dovessero corrispondere doveri; si è pensato bene di ridurlo ai minimi termini credendo di risolvere un guaio, in realtà generandone uno più grave. L'altro caposaldo è che bisogna guardare al futuro e porsi obiettivi, ma governando il percorso per arrivarci, perché è la transizione il passaggio critico in cui si apre la frattura fra vincenti e perdenti e compaiono fragilità e paura.