Diceva che tutti gli esseri umani devono fare la stessa fine e che li attende la stessa dimora e aggiungeva tutte le altre parole con le quali si consolano gli animi affranti. Ma ella, ferita da quel tentativo di consolazione per lei senza senso, si lacer� con furia maggiore il petto e, strappatisi i capelli, li depose sul cadavere del marito l� disteso. Non si arrese tuttavia il soldato, ma, continuando ad esortarla nello stesso modo, tent� di dare del cibo alla povera donna, finch� l'ancella, vinta dal profumo del vino che le pareva un nettare, dapprima proprio lei, senza opporre pi� resistenza, porse la sua mano verso il gentile invito, poi, rifocillata dalla bevanda e dal cibo, incominci� a prendere d'assalto l'ostinazione della padrona dicendo: "A che ti giover� tutto questo se ti lascerai morire di fame, se ti seppellirai viva, se esalerai la tua anima innocente prima che il destino lo voglia? Credi che le ceneri o i mani sepolti sentano tutto ci�? Vuoi tu ritornare a vivere? Vuoi s� o no toglierti dalla testa queste stupidaggini da donnetta e godere della gioia della luce del sole quanto pi� a lungo possibile?
Insieme alla donna venne abbandonata anche un'ancella perché tentasse, ogni tanto, di farla rinsavire e le desse da mangiare. Dopo cinque giorni un soldato venne messo di guardia ai corpi di tre ladroni crocifissi, perché i parenti non recuperassero i corpi per dar loro sepoltura. Mentre montava la guardia, l'uomo vide un lume nel sepolcro e si avvicinò per capire cosa fosse. Trovata la matrona e l'ancella cercò di convincerle a mangiare. La serva fu la prima a cedere, mentre la padrona persisteva nel suo intento. Con la pancia piena la ragazza riuscì a convincere la vedova non solo a mangiare, ma anche a non sprecare l'occasione con un giovane e attraente soldato come quello. Per alcuni giorni e alcune notti l'uomo portò cibo, acqua e "compagnia" alla donna. Entrambi, per non essere scoperti chiusero l'ingresso al sepolcro, convincendo i compaesani che la donna fosse morta di inedia e disperazione, lasciando che tutti la portassero a esempio per tutte le future giovani spose, perché non esisteva amore più grande.
Il corpo stesso di questo morto qui disteso ti deve ammonire a vivere". Nessuno � sordo quando viene invitato a mangiare o a vivere e cos� la donna, indebolita dall'astinenza di alcuni giorni, lasci� che venisse spezzata la sua ostinazione e si rimpinz� di cibo non meno avidamente dell'ancella che si era arresa per prima. Del resto voi sapete quale altra tentazione suole farsi avanti quando la pancia � piena. Ed ecco che il soldato con quelle stesse lusinghe con cui aveva ottenuto che la matrona trovasse la voglia di vivere, diede l'assalto anche alla sua virt�. E a quella casta donna il giovane non sembrava certo brutto o rozzo nel parlare, anche perch� l'ancella cercava di metterlo in buona luce e diceva ripetutamente: "Combatterai anche contro un amore che gi� ti ha preso il cuore? " A farla breve, la donna non tenne a digiuno neppure quest'altra parte del corpo e il soldato, vincitore, riusc� a piegarla per un verso e per l'altro. Giacquero dunque insieme non solo quella notte, in cui consumarono le nozze, ma anche il giorno seguente e quello dopo ancora, naturalmente dopo aver ben chiuso le porte del sepolcro, di modo che, chiunque si fosse avvicinato al monumento funebre, conosciuto o sconosciuto che fosse, pensasse che la castissima moglie fosse morta sopra il corpo del marito.
Dunque, la notte successiva, quando il soldato che faceva la guardia alle croci, perch� nessuno si portasse via un cadavere per dargli sepoltura, not� un lume che brillava abbastanza distintamente fra le tombe ed ud� il gemito della donna che piangeva, con la tipica curiosit� maschile desider� sapere chi o cosa ne fosse la causa. Quindi scese nella tomba e, come vide la bellissima donna, dapprima si ferm� paralizzato dal terrore quasi si fosse trattato di una creatura mostruosa o di apparizioni infernali. Poi, come vide il corpo della donna distesa e not� le lacrime ed il volto segnato dalle unghie, comprendendo cosa significasse la scena - cio� che la donna non riusciva a sopportare il rimpianto per il marito defunto � port� alla tomba la sua misera cena, e prese a spronare l�afflitta a non persistere in un�afflizione pi� che inutile e a non spezzarsi il cuore con lamenti futili: tutti avevano la medesima fine e la medesima dimora, ed ogni espediente attraverso il quale si riportano le menti sconvolte dal dolore alla ragione.
Ma, pur colpita dalla consolazione che veniva da una persona che non conosceva, si graffi� con furia rinnovata il petto e depose i capelli stappati sopra il capo del defunto. Il soldato, tuttavia, non si diede per vinto e con incoraggiamento non minore tent� di offrire il pasto all�ancella, fino a che ella, vinta sicuramente da quell�odore del vino, allung� la mano priva di volont� di resistenza verso la generosa offerta; poi, ristorata dalla bevuta e dal cibo, inizi� a venire a capo della cocciutaggine della sua padrona e disse: � a cosa ti sar� utile lasciarti morire di fame, seppellirti viva, sprecare la tua anima innocente prima che il destino lo chieda? O credi forse che i Mani sepolti si curino di questo, di un morto? Desideri tornare a vivere? Vuoi � una volta cancellato questo tipico pregiudizio femminile, godere della luce del giorno fino a quando ti verr� concesso? Lo stesso corpo che � steso davanti a te ti dovrebbe esortare a vivere�. Nessuno obbedisce controvoglia quando � invitato a mangiare o a vivere.
Cos� la donna, a digiuno da svariati giorni, lasci� che la sua ostinazione venisse vinta, e si abbuff� di cibo con foga non minore di quella dell�ancella, che per prima era stata convinta. Voi sapete cos�altro � solito tentare un essere umano quando � sazio. Il soldato, con le medesime lusinghe grazie alle quali aveva fatto tornare a vivere la matrona, tent� anche la sua castit�. E alla casta matrona egli non pareva n� brutto n� stupido, anche perch� l�ancella lo metteva in buona luce e diceva: �vuoi dunque tu combattere un amore che ti aggrada? Non ti ricordi in che territorio ti trovi? �. Perch� farla tanto lunga? La matrona non seppe tenere a digiuno neppure quella parte del suo corpo, ed il soldato vincitore riusc� nella sua impresa di persuasione entrambe le volte. Dormirono dunque insieme non solo quella notte, in cui venne consumato il loro amore, ma anche il secondo ed il terzo giorno, dopo aver sbarrato, come � logico, le porte del sepolcro, perch� chiunque fosse capitato, noto o sconosciuto, presso la tomba pensasse che la castissima moglie fosse spirata sopra il cadavere del marito.
Come punizione, la divinità, impone a Enclopio una serie di fallimenti erotico/sessuali, e pene di contrappasso estremamente crudeli. La parte più celebre di quest'opera è " La cena di Trimalcione ", che occupa più della metà del testo giunto fino a noi. In questa cena a casa del liberto arricchito Trimalcione, Enclopio e Asclito siedono alla tavola di persone falsamente ricche o istruite, trovandosi a sentire storie e dibattere di svariati argomenti. Nell'intricato susseguirsi delle esagerate portate del pasto, Enclopio si allontana dalla sala e incontra Eumolpo, un vecchio letterato. Enclopio e Eumolpo diventano amici, intraprendono insieme un viaggio e, per una serie di assurde situazioni, diventano rivali in amore a causa dl giovane Gitone. Durante il viaggio di ritorno è Eumolpo a narrare la storia della Matrona di Efeso. Si racconta che una giovane moglie, rimasta vedova molto presto, volle onorare fino all'estremo i suoi doveri e l'uomo amato. Una volta indossato il lutto e accompagnato il corteo funebre fino al sepolcro, decise di farsi rinchiudere all'interno e lasciarsi morire di inedia.
Conformemente a questo discorso, ordin� di togliere dalla bara il cadavere di suo marito e di attaccarlo alla croce che era rimasta libera. Il soldato mise in atto la trovata di quella donna cos� assennata, e il giorno dopo la gente si chiese con meraviglia come avesse fatto il morto a salire in croce.
Il soldato si serv� dell�astuzia di quella donna di grande furbizia, ed il giorno seguente la folla si chiedeva come avesse fatto il morto a crocefiggersi. (Petronio, Satyricon, sat. 111-112)
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