In effetti da quando la cucina " washoku " è diventata patrimonio intangibile dell'umanità nel 2013 il boom gastronomico è stato di portata esponenziale tanto che secondo l'agenza Kyodo a luglio 2015 i ristoranti qualificati come giapponesi all'estero erano 88. 700 a fronte dei 55. 100 del 2013. A mettere un po' d'ordine ci penserà una certificazione ad hoc: i promossi riceveranno un bollino blu che ci assicurerà che in quel locale si rispettano i principi della cucina giapponese autentica non solo per qualità e preparazione dei piatti, ma anche per comprensione della cultura culinaria da parte degli chef, per le modalità di accoglienza dei clienti e per la presentazione dei piatti. Intanto, nell'attesa che il bollino compaia davanti alle porte di ristoranti, locande e izakaya noi ( nella gellery sopra) abbiamo fatto la nostra personalissima selezione dei locali di Milano che ci piace frequentare e dove è possibile mangiare cucina giapponese più tradizionale.
Dominava la città con i suoi 47 metri di altezza e, fino alla sua metà, era priva di finestre, per evitare che qualcuno vi entrasse scalandola. In corrispondenza delle due piccole finestre geminate si trovava Tesoreria Alta, che conservava i 2000 libri dell'allora più importante biblioteca d'Europa. L'edificio sarà ampliato dai Papi successivi, che costruiranno le ali del cosiddetto Palazzo Nuovo. Banchetti pantagruelici e falò Una delle sale che hanno maggiormente colpito la mia fantasia è stata il Grande Tinello; nell'imponente navata, lunga ben 48 m, si tenevano banchetti pantagruelici in occasione delle più importanti festività religiose, durante i quali si servivano in media almeno 5 portate, ciascuna costituita da 4 diversi piatti! Nel corso della visita, si immagina facilmente il baccano delle voci dei commensali e il rumore delle stoviglie, tra i vapori delle pietanze che si tenevano al caldo nel Dressoir, lo spazio destinato ai preparativi con il camino e la cappa, regno del maestro di sala e dei suoi inservienti.