L'edificio in origine faceva parte di un complesso monastico appartenente alle monache Clarisse che lo fondarono nel Quattrocento, venendo poi rifatta completamente nel Settecento, arricchendola con altari, decorazioni e il campanile. Il monastero oggi è sede del Centro Studi Micaelici e Garganici dell'Università degli Studi di Bari. La città è inoltre principalmente nota per il santuario di San Michele Arcangelo, antico centro di culto d'epoca romano-bizantina e Patrimonio dell'UNESCO, realizzato tra il V-VI secolo quando, secondo la tradizione, sarebbero avvenute le apparizioni dell'arcangelo nella Sacra Grotta raggiungibile tramite una scalinata scavata nella roccia. I Longobardi, che in quel periodo dominavano nell'Italia meridionale, ne fecero il loro santuario nazionale. È meta di pellegrinaggio per la Cristianità da tutta Europa. Il centro, ed in particolare il suggestivo quartiere Junno, è caratterizzato da vicoli stretti e le case ammassate, con le caratteristiche facciate bianche, dove fare piacevoli ed affascinanti passeggiate.
TRAMA NON C'È PIÙ RELIGIONE Non c'è più religione, il film diretto da Luca Miniero, si svolge su una piccola isola del Mediterraneo dove la gente si sta dando da fare per realizzare un presepe vivente, come ogni anno per celebrare il Natale. Purtroppo quest'anno il Gesù Bambino titolare è cresciuto: ha barba e brufoli da adolescente e nella culla non ci sta proprio. A Porto Buio però non nascono più bambini da un pezzo e bisogna trovarne un altro a tutti i costi: la tradizione del presepe è infatti l'unica "resistenza per non scomparire". Il sindaco Cecco ( Claudio Bisio), fresco di nomina, vorrebbe chiederne uno in prestito ai tunisini che vivono sull'isola: peccato che fra le due comunità non corra buon sangue. Ad aiutarlo nell'impresa due amici di vecchia data: Bilal ( Alessandro Gassmann), al secolo Marietto, italiano convertito all'Islam e guida dei tunisini, e Suor Marta ( Angela Finocchiaro), che non ne vuole sapere di "profanare" la culla di Gesù. I tre si ritroveranno uno contro l'altro, usando la scusa della religione per saldare i conti con il proprio passato.
Non c'è più religione, la commedia del 2016 scritta e diretta da Luca Miniero con protagonisti Claudio Bisio, Angela Finocchiaro e Alessandro Gassmann, è ambientata nella piccola isola di Porto Buio dove la gente si sta dando da fare, come ogni anno, per realizzare un presepe vivente in occasione del Natale. Ma purtroppo quest'anno il Gesù Bambino titolare è cresciuto: ha barba e brufoli da adolescente e nella culla non ci sta proprio! Sostituirlo con un altro bambino? Magari! Peccato che Lupo sia l'unico bambino rimasto a Porto Buio e la tradizione del presepe vivente sia l'unica "resistenza per non scomparire". L'impresa del sindaco Cecco, fresco di nomina, che vorrebbe chiederne uno in prestito ai tunisini che vivono sull'isola, lascia trasparire le differenze tra due culture diverse quanto affascinanti, sullo sfondo di un paesaggio mozzafiato in cui si alternano bellezze, costumi, cibi e tradizioni differenti. Ma dove si trova davvero l'isola di Porto Buio? Le riprese sono state girate nel promontorio del Gargano, zona nel nord della Puglia, andiamo a vedere nel dettaglio alcuni luoghi del film.
Il sindaco Cecco: Sembra il bue! Suor Marta: Però qui di bambini non ne nascono più! Il sindaco Cecco: Facciamolo! Suor Marta: Non guardate me! Signora araba: Damme pane turco, senza glutine! Aldo (Giovanni Cacioppo): Senza glutine c'abbiamo un semplicissimo ma vattene a fanculo! Gliene faccio mezzo kilo, va bene? Marietto (Alessandro Gassmann): Il bambino è vostro... a una condizione! Il sindaco Cecco: Faremo il Nananan! Il sindaco Cecco: Il turismo religioso è secondo solo al turismo sessuale! Il sindaco Cecco: Tipico bue dell'epoca precristiana!
Non c'è più religione invece, pur firmato da tre professionisti come lo stesso Miniero, Sandro Petraglia e Astutillo Smeriglia, giovane autore di spassosi corti di animazione, abbandona non solo ogni realismo ma anche ogni congruenza logica, facendo approdare a Portobuio animali esotici e immigrati orientali (come si capirà alla fine) apparentemente piovuti dallo spazio. Anche una favola, come questa si propone dichiaratamente di essere, deve avere un minimo di coerenza interna, e un massimo di pertinenza al vero: qui invece l'unico dato reale è quello di partenza, ovvero che in Italia non nascono più bambini e il ricambio generazionale è assicurato solo dagli immigrati. Il resto è pura implausibilità e ignora gli aspetti spinosi di un problema davvero importante, dimenticando che la commedia italiana che tratta temi sociali di attualità (come sono quelli del calo delle nascite o dell'immigrazione poco integrata) ha il diritto-dovere di essere anche sferzante e dolorosa. Portobuio invece è un paese bucolico in cui ci si può burlare di bambini sovrappeso, donne velate e cervelli in fuga (la figlia di Cecco vive in Inghilterra, immaginiamo per mancanza di opportunità in Italia) senza mai affrontare, seppure in chiave ironica, l'aspetto drammatico di queste realtà: pensiamo per contrasto a una piccola commedia come Pitza e datteri, che con mezzi molto più modesti ha saputo, anche grazie alla presenza di un regista di recente immigrazione, raccontare in forma comica ma anche amara la convivenza fra etnie e religioni diverse nel nostro Paese.
E non sembra essere una "cosa minima" trasgredire il Terzo Comandamento ( Ricordati di santificare le feste) rinunciando per ordine superiore alla Messa alla domenica e a ricevere l'Eucaristia. Ogni sacerdote può celebrare lecitamente fino a tre Messe festive, e si possono moltiplicare le Messe per consentire ai fedeli di andarvi a piccoli gruppi. E poi, diciamocelo, ormai che affollamento c'è alle Messe domenicali? Almeno nelle chiese più grandi ci si perde nell'ampio spazio delle navate vuote, si possono collocare opportunamente le seggiole e ci si può sedere al prescritto metro di distanza gli uni dagli altri come già si fa per la preghiera o per le adorazioni eucaristiche! Ma, si dice, "ricevendo la Comunione passa il contagio", come se negli ambienti di lavoro, al bar o al ristorante, invece, non ci fosse alcun rischio. Il sacerdote, per cautela, può anche immergere la punta delle dita in un po' di disinfettante inodore e insapore, e asciugarle in un una garza sterile prima di porre l'ostia consacrata in bocca, piuttosto che nelle mani del fedele che sicuramente hanno toccato molte più cose prima di quel momento.
Proprio quando c'è maggiore bisogno di un sostegno per l'anima, abbandoniamo anche il corpo a fare da solo? Il fatto è che non c'è più la fede, o meglio, c'è fede solo in una religione sociale e politicante inventata dagli uomini, che predica un umanitarismo senza Cristo, un buonismo che non cambia il mondo, e non annuncia nessuna salvezza eterna. Avevano ragione i maialini di Clericetti: "Eminenza, non c'è più religione! ". Questa è la "vignetta della realtà" nella quale oggi ci troviamo al posto dei maialini… Ma forse anche questo virus servirà a fare un po' di pulizia, e magari il buon Dio lo ha permesso proprio per questo. E alla fine si dovrà pure ringraziarlo! Fidiamoci di Lui che è molto meglio. E affidiamoci alla protezione della Beata Vergine Maria, come ha fatto giustamente il nostro Cardinale Arcivescovo, qui a Bologna all'inizio della Quaresima, recandosi a pregare al Santuario della Madonna di San Luca. E se riuscite a trovare una "Messa clandestina", non ditelo a nessuno!