Un film che si gioca sull'elemento psicologico quanto sull'estro narrativo. E, ribadisco, su una grande prestazione di Banderas. E anche questa volta non mi spiego la… leggi tutto 1 recensioni positive La recensione più votata delle negative Scrittore un tempo idolatrato, oggi in oblio, vive in ritiro in una fatiscente baita sperduta ai limiti di un piccolo villaggio montano del Colorado: ufficialmente in cerca di quella ispirazione che ormai lo ha abbandonato da anni, almeno da quando la ex-adorata ex-moglie gli ha riservato la stessa sorte.
Cinema artigianale, con Antonio Banderas e Jonathan Ryhs Meyers a tirare la carretta con umiltà e determinazione, evitando che il racconto deragli e sfoci nel ridicolo involontario. Black Butterfly è più un film di scrittura, che non di regia, e forse anche per questo finisce anche con l'essere un film sulla scrittura: sull'arte di raccontare una storia, in modo semplice, diretto e sperabilmente efficace, senza i vezzi dello storytelling contemporaneo. ( Federico Gironi -) Leggi la recensione completa del film Black Butterfly.
Che sia lui il responsabile di tutte quelle ragazze sparite nel nulla? Il regista è un ex criminale che, scoperta la vocazione cinematografica, ha già diretto l'autobiografico Boston Streets (2008) con Mark Ruffalo ed Ethan Hawke. Qui ci riprova con attori di grosso calibro (c'è persino Abel Ferrara nella parte di un ruvido commerciante di alimentari), e il risultato è a tratti persino piacevole. È vero, l'inizio è moscio come il pisello di un prete, ma il twist finale recupera alla grande, e se riesci a non farti cascare le palle prima degli iniziali tre quarti d'ora, allora sei a buon punto. È come se Goodman avesse pensato al suo film soltanto per quegli ultimi dieci meravigliosi minuti di thriller con agnizione e svelamenti, e il resto fosse attaccato così per far metraggio. Allora è quasi tutto da buttare? Non proprio, perché nella sua mediocrità Black Butterfly riesce a conservare una sua armonia interna, una delicatezza di maniera che lo eleva al limbo delle pellicole da serata di pioggia.
Standard Questa sera in prima tv va in onda " Black Butterfly " su Rai 3, per la regia di Brian Goodman con Antonio Banderas, Jonathan Rhys Meyers, Piper Perabo, Abel Ferrara, Vincent Riotta. Continua a leggere
Altro passo falso per Antonio Banderas e Jonathan Rhys Meyers, due attori che non riescono più ad entusiasmare, specie se protagonisti di un thriller monotono e privo di suspense come questo. RECENSIONE di — 13/07/2017 Black Butterfly: Antonio Banderas e Jonathan Rhys Meyers in una scena del film Gli scrittori e i film thriller sono da sempre un ottimo connubio. Nell'ultimo che troviamo nelle nostre sale, Black Butterfly di Brian Goodman ( Boston Streets), a raccogliere la sfida è Antonio Banderas che interpreta Paul Lopez, scrittore spagnolo procrastinato con il vizio dell'alcol. Sbarcato in America per fare fortuna come sceneggiatore dovrà invece fare i conti con un blocco che diventa patologico. Il verso sembra cambiare quando compare misteriosamente nella sua vita il vagabondo con il volto dell'irlandese Jonathan Rhys Meyers. L'uno diventa prigioniero dell'altro. Lo scrittore tenterà più volte la fuga invano fino ad un finale stracolmo di colpi di scena, o presunti tali, che non serviranno a risollevare le sorti di un film che lascia piuttosto indifferenti.
"È solo una storia" recita enfaticamente Jonathan Rhys Meyers in un primissimo piano che, al fine di sottolineare maggiormente la valenza dell'affermazione, dura leggermente qualche frazione di secondo in più rispetto al normale. Nell'apparente superficialità di questa sentenza, si può cogliere il cardine attorno a cui ruota tutta la narrazione di "Black Butterfly", ritorno alla regia, dopo quasi dieci anni, di Brian Goodman: la riflessione metacinematografica sull'eterna dicotomia tra realtà e finzione. In un racconto a metà tra "Misery non deve morire" e "Shining" di Stephen King, infarcito di stereotipi e luoghi comuni tipici del genere (tanto che alcuni hanno scomodato, non a caso, il termine b-movie), "Black Butterfly" innesta un vorticoso gioco di mise en abyme teso a sovvertire continuamente le aspettative del pubblico. Tutto già visto, assorbito, ripetuto; costruito, scomposto, riassemblato: basti pensare solo al Woody Allen di "Harry a pezzi" o al, più recente ancora, Charlie Kaufman del " Ladro di orchidee ".
Black Butterfly, un thriller che avrei voluto vedere gustando un intero pacco di Macine del Mulino Bianco (e quindi perdere la vita) al posto dei soliti e noiosi poc-corn. A parte gli scherzi, questa pellicola firmata da Brian Goodman parte presentando la figura di un romanziere in bolletta ( Paul Lopez) e un misterioso killer. Antonio Banderas, nei panni del romanziere sembra starci benone, anche se talvolta sembra di più un boscaiolo alcolizzato e iperteso. Tra la scomparsa dell'amata moglie, le ristrettezze economiche e un'evidente dipendenza da alcol, Paul cerca di vendere il cottage comprato anni prima quando le cose andavano decisamente meglio. Per la vendita dell'immobile Paul si affida a un'affascinante venditrice di case, Laura ( Piper Perabo). La vendita fallisce e le cose sembrano andare per le lunghe, così i due si trovano a pranzare insieme per parlarne. Mentre Paul riesce a strappare un appuntamento a cena alla bella agente immobiliare, si fa vivo un camionista particolarmente adirato a causa di un brutto sorpasso che lo scrittore aveva educatamente portato a termine con un dito alzato.
La pellicola vuole dire che una trama può prendere varie strade ma non riesce nell'intento e si cade miseramente. Dopo questi due finali troviamo Paul, sul divano, mentre su un foglio battuto a macchina troneggiano delle parole ripetute come un mantra, "I'm a stuck", rappresentazione dello stato in cui l'uomo si trovava, senza parole, senza idee, senza storie da raccontare. Ora, di fronte alla sua "arma", lo scrittore ricomincia a creare, le mani scorrono sui tasti della macchina da scrivere e su un altro foglio bianco ci sono due parole che danno inizio ad una nuova storia: Black Butterfly – parole tatuate sul corpo di Jack. Ancora dei dubbi si affollano nella mente dello spettatore: Paul ha solo sognato? Quel libro sarà il racconto di qualcosa che gli è capitato? Paul chi è davvero? Forse sono domande che non avranno mai una risposta certa perché il film sceglie di chiudersi così e di dare al pubblico la possibilità di farsi una sua idea. E TU COSA NE PENSI? LASCIA IL TUO COMMENTO Iscriviti alla nostra newsletter Ricevi novità, recensioni e news su Film, Serie TV e Fiction.