Coreografie eccessive e pericolose, scontri con feriti. Il derby di Belgrado fra Partizan e Stella Rossa, valido per la 22esima giornata del campionato serbo, e finito 1-1, ha recitato il solito copione. Gli ultras del Partizan sono venuti alle mani tra di loro. È dovuta intervenire la polizia che ha poi arrestato parte dei responsabili. Ci sono stati feriti. Nella curva della Stella Rossa, che rimane prima in classifica con 9 punti di vantaggio sul Partizan, fiaccole e fumogeni ben oltre il limite del pericolo.
E, vi assicuriamo, se siete abituati ad aver messo piede in un qualsiasi palazzetto dedicato alla palla a spicchi in Italia, non siete pronti a quello che succede al Pionir quando scendono in campo Partizan e Stella Rossa. Giusto per fare un esempio, l'ultimo campionato serbo è finito con la vittoria del Partizan ed il furto del trofeo da parte dei tifosi della Stella Rossa durante la premiazione, trofeo che è stato poi fatto alzare ad un non troppo contento capitano davanti ai propri tifosi. Trofeo che è stato poi ritrovato danneggiato ed in condizioni pietose in uno spogliatoio del Pionir. Cose che capitano, a Belgrado. Una rivalità che va oltre il calcio, dicevamo. Già, perchè quella tra Stella Rossa e Partizan è una contrapposizione che non termina con i 90 o con i 40 minuti di gioco, è una contrapposizione di idee, di persone, di modi di vedere il mondo, anche se sotto sotto qualcosa in comune ce l'hanno. C'è la squadra del popolo, del nazionalismo, del legame forte e indissolubile tra la gente e la patria (la Stella Rossa), e c'è l a squadra dell'esercito, quello che ha saputo difendere i confini di casa dalle truppe naziste (il Partizan).
Sabato 12 Settembre, ore 5. 00 del mattino. Già in piedi per un sogno che si avvera, il mio fedele compagno di viaggio Andrea passa... Già in piedi per un sogno che si avvera, il mio fedele compagno di viaggio Andrea passa a prendermi da casa per una lunga trasferta. Partiamo da Galatina, prossima tappa aeroporto di Brindisi per poi prendere il primo volo per Roma. Arrivati a Fiumicino cambiamo terminal e saliamo sul secondo aereo, direzione Belgrado. Oggi è il giorno del Večiti Derbi, una rivalità eterna spesso sfociata in violenza che paralizza una Città, che blocca l'intera Serbia. Non siamo nemmeno decollati che già respiriamo l'aria di ciò che ci aspetta, seduti dietro di noi tre ragazzi pronti a sfoggiare la maglia della Stella Rossa, sono serbi residenti a Roma e tornano in patria per assistere al big match della nona giornata della Superliga Serba. E' mezzogiorno e finalmente atterriamo al Nikola Tesla di Belgrado, mancano poche ore al derby dei derby, di corsa in hotel e subito in marcia verso il Marakàna.
Quando si gioca il derby la città si accende, nel vero senso della parola: lo spettacolo di fuochi, bombe carta, torce, fumogeni che si vede sulle gradinate del Marakana (lo stadio di casa della Stella Rossa, ma badate bene, l'accento va sulla seconda a, non sull'ultima: potreste rischiare le botte) e del Partizan (già, e come se no) è ineguagliabile. A molti di quelli che sono in tribuna e in curva a sostenere la propria squadra, di quanto accade in campo potrebbe anche importare poco. Quello che conta è essere insieme agli altri a sostenere i nostri colori, a mostrare al mondo la nostra potenza. Anche quella di fuoco. Il tifo per l'una o l'altra fazione si tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione. E' diventato un fatto di sangue, ormai, non c'è rimasto davvero più nulla di razionale. E a loro sta benissimo così, ovviamente. Dopo la guerra e la diaspora dell'ormai ex Jugoslavia, a livello internazionale il calcio serbo e balcanico in generale ha perso una marcia rispetto al resto del continente.
Le premesse, insomma, sono buone. Belgrado, la città bianca, è un luogo dell'anima che porta dentro di sè ancora le ferite della guerra che ha insanguinato la Jugoslavia nei primi anni '90, ferite che ancora oggi fanno fatica a rimarginarsi. Una città fatta di incontri e scontri, come quello tra Oriente e Occidente, per il ruolo di confine che si porta dietro, ma anche come quello tra i due fiumi che la attraversano, l a Sava e il Danubio. E quando la guerra te la porti dentro, forse è inevitabile legarsi così tanto alle cose che senti tue, anche e soprattutto se si parla di una squadra di calcio. Per questo Partizan e Stella Rossa, entrambe nate nel 1945, sono rappresentazioni così fedeli del modo di vivere il calcio in Serbia. Ma non solo il calcio, appunto. Perchè la rivalità tra Partizan e Stella Rossa trascende il calcio, e si sposta anche negli altri due sport popolari in Serbia, il basket e la pallanuoto. E se nel calcio, in termini numerici, la supremazia appartiene alla Stella Rossa, nella pallacanestro è il Partizan a farla da padrone.
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